Protocollo di Madrid: novità dal Sud America
Dopo il Canada, che entrerà a far parte del Protocollo di Madrid a partire da questo mese di Giugno, anche il Brasile si prepara all’ingresso nel sistema di estensione dei marchi governato dalle rispettive Convenzioni (Accordo e Protocollo di Madrid).
Sembra infatti che in seguito all’approvazione del progetto di legge da parte del Senato, avvenuta il 22 Maggio u.s., il presidente brasiliano Jair Bolsonaro sia pronto a sottoscrivere una legge che possa consentire al Paese di aderire al Protocollo di Madrid entro breve.
Il cammino del Brasile verso questo importante traguardo è stato irto di ostacoli, soprattutto da parte di coloro che ritenevano gli organi amministrativi competenti brasiliani impreparati ad affrontare tale innovazione. C’è da dire che problematiche del genere non sono nuove, si ricorda infatti che anche durante la fase di adesione al Protocollo da parte del Messico, alcuni operatori locali avevano sollevato ampie perplessità sulla preparazione degli esaminatori, soprattutto per quanto riguarda la conoscenza e l’adozione della lingua inglese. In realtà, novità di questo tipo creano una spinta propulsiva verso un’ottimizzazione dei servizi: si calcola infatti che ad oggi l’Ufficio Marchi Brasiliano, per adeguarsi alle tempistiche stabilite dal Protocollo di Madrid nell’esame e nella registrazione dei relativi titoli, abbia ridotto il tempo di concessione di un marchio a 18 mesi.
Le novità dal Sud America arrivano anche dal Venezuela, il quale ha introdotto la criptomoneta sia per il deposito che per il rinnovo dei marchi e dei brevetti. Di conseguenza, chi vorrà avviare pratiche di primo deposito o prorogare i termini di validità dei propri titoli dovrà acquistare la PETROS, vale a dire una criptomoneta acquistabile con la ben più famosa criptomoneta dei Bitcoins, rendendo - di fatto - molto più problematici sia la redazione che il rispetto dei preventivi di spesa.
Un contributo di Gianluca Statti, Partner PRAXI Intellectual Property.
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