In Vino Veritas: la Blockchain per la lotta alla contraffazione del vino

A cura di Barbara Silenzi, Italian and European Trademark and Design Attorney PRAXI Intellectual Property

Ricordate la tristemente famosa vicenda del vino al metanolo? Una truffa perpetrata nel 1986 attraverso l’adulterazione di un vino da tavola con il composto alcolico, che portò alla morte di alcune persone e all’intossicazione di altre. Se ai tempi avessimo potuto contare sulla Blockchain per la lotta alla contraffazione del vino, quell’episodio non sarebbe mai accaduto.

La contraffazione agroalimentare, specialmente nel settore vitivinicolo, è una minaccia reale. Oltre alla sicurezza alimentare, la falsificazione di marchi e indicazioni di origine danneggia la reputazione del prodotto e dell’intero settore.

La tecnologia Blockchain emerge come un potente strumento per contrastare questo fenomeno.

 

La contraffazione agroalimentare e l’italian sounding


Il termine “contraffazione” si riferisce alla riproduzione di un bene, talmente perfetta da essere confusa con l’originale. Nel settore agroalimentare o vitivinicolo, può avere origine dalla manipolazione del prodotto, che può essere contaminato con sostanze diverse - come nel caso del vino adulterato - oppure dalla sostituzione o sottrazione di alcuni suoi componenti.

Il falso Made in Italy agroalimentare è un problema crescente. Con un valore che Coldiretti stima in 120 Miliardi di euro, è diventato un fenomeno planetario: “oltre due prodotti agroalimentari italiani su tre sono falsi senza alcun legame produttivo e occupazionale con il nostro Paese1.

Un fenomeno imitativo che affligge le eccellenze agroalimentari Made In Italy, non sempre di natura fraudolenta e pertanto sanzionabile come tale, è lItalian Sounding. Questo fenomeno, cresciuto in maniera esponenziale con le vendite online causando perdite di fatturato nei canali ufficiali di decine di miliardi di Euro, sfrutta l’assonanza con il nome di celebri prodotti alimentari di provenienza italiana per vendere nei mercati esteri merci che italiane non sono affatto.

Si tratta di una forma di contraffazione o imitazione che trae in inganno il consumatore finale, incidendo negativamente sulle potenzialità dell’export e sulle performance economiche delle imprese italiane.

 

Il necessario stop alla pirateria nel settore vitivinicolo

Nel mondo ci sono vini che conquistano fette di mercato solo perché evocano nel nome l'Italia e i nostri territori. Se in testa alla classifica dei prodotti più contraffatti secondo Coldiretti ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata.

Ne sono esempi il Meer-secco, il Kressecco e il Perisecco tedeschi, il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova; mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a utilizzare la denominazione “prosecco” nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur.

Situazione destinata, peraltro, a peggiorare se l’Ue dovesse dare il via libera al riconoscimento del Prosek croato, protagonista di battaglie legali lunghe ed estenuanti insieme al bulgaro Bolgarè. Ci sono voluti 6 anni perché il Tribunale dell’Unione Europea riconoscesse tutte le ragioni del Consorzio Bolgheri e Bolgheri Sassicaia contro il marchio made in Bulgaria.

 

Come la tecnologia Blockchain può contrastare la contraffazione del vino


Nel settore vitivinicolo la frode più diffusa è la pratica della ri-etichettatura di un prodotto economico per farlo sembrare più pregiato e collezionabile.

E la complessità delle filiere nei mercati globali non aiuta: il coinvolgimento di numerosi operatori, anche oltre i confini nazionali e la memorizzazione di informazioni in sistemi isolati e accessibili solo a determinati partner della supply chain, rendono sfidante lo stabilire la provenienza delle merci.

Consentendo una tracciabilità completa dell’intero ciclo di vita del prodotto, comprese le materie prime, le condizioni di trasporto e stoccaggio, la lavorazione, la distribuzione e la vendita lungo la catena di approvvigionamento, la tecnologia Blockchain, originariamente sviluppata in ambito finanziario e associata al mondo bitcoin, si è dimostrata un'arma efficace nella lotta contro la contraffazione nel settore vitivinicolo.

Questo livello di trasparenza ha il doppio vantaggio di rassicurare gli acquirenti, che possono valutare la qualità del vino ancor prima dell’acquisto ripercorrendone la storia dalla coltivazione nel vigneto alla vendita, e di ridurre il rischio di acquistare un prodotto compromesso da un trasporto difettoso o una conservazione inadeguata.

 

Più fiducia per i consumatori, più auto-responsabilità per i produttori

La tecnologia Blockchain offre la possibilità di visualizzare da smartphone tutti i processi che la bottiglia di vino ha subito dopo l’acquisto. Permette di avere una completa trasparenza della filiera: i clienti hanno l’opportunità di visionare ogni minimo dettaglio, dalle date di vendemmia, pressatura e imbottigliamento, all'acqua consumata nella produzione, fino all'esatta posizione GPS dei vigneti e il numero di botti di rovere dove è stato prodotto il vino.

A differenza della Certificazione rilasciata da un ente terzo, come i Consorzio per le DOP e le IGP, la tecnologia Blockchain promuove un livello di auto-responsabilizzazione e di self-reputation, poiché ogni attore della filiera è responsabile di quanto dichiara, consentendo un tracciamento accurato delle responsabilità.

Le imprese possono archiviare su un registro digitale tutte le informazioni su un prodotto lungo l'intera filiera, valorizzandone la storia, la qualità, l'originalità e la sostenibilità, aumentando così la fiducia del consumatore finale.

 

Con la Blockchain acquista importanza lo storytelling nel vino

Se c’è un quid pluris che i nuovi consumatori sono disposti a pagare, questo è sicuramente legato alla fiducia e alla condivisione di valori. La Blockchain consente di trasmettere questa esperienza attraverso lo storytelling del prodotto.

I consumatori scelgono un vino non solo per le sue caratteristiche intrinseche, ma anche per la storia che porta con sé. La possibilità di accedere a informazioni dettagliate sulla produzione e sull'origine attraverso la scansione di un semplice QR code, per esempio, rende il processo di acquisto più coinvolgente e soddisfacente.

Tra i sistemi e standard di tracciabilità questo metodo risulta essere il più utilizzato per la sua economicità e facilità di implementazione, ma è importante considerare che può essere anche contraffatto.

Per questo bottiglie particolarmente pregiate o vini da collezione richiedono sistemi di tracciatura più sofisticati come soluzioni che registrano ogni apertura e chiusura, garantendone l’autenticità nel tempo e per prevenire fenomeni come il refilling.

 

Ostacoli all’implementazione della tecnologia Blockchain


Nonostante i numerosi vantaggi, tuttavia, esistono ancora parecchi ostacoli all’introduzione della tecnologia Blockchain nel settore vitivinicolo: l'investimento in nuove tecnologie e la mancanza di formazione adeguata del personale sono le principali sfide da affrontare.

Inoltre, la manipolazione dei dati e la diffusione di informazioni sensibili possono essere fonte di preoccupazione per le aziende del settore, poiché maggiore trasparenza significa diffondere informazioni sulle tecniche di produzione e fonti di approvvigionamento di cui spesso le aziende del vino sono gelose custodi.

 

Un progetto per implementare la tecnologia Blockchain nel Made in Italy


Un esempio concreto di come la tecnologia Blockchain può essere utilizzata per valorizzare il Made in Italy è il progetto TrackIT blockchain.

Promosso dall'Agenzia ICE è dedicato a 300 aziende dei settori tessile/abbigliamento e agroalimentare con sede legale in Italia, produttrici di marchi associati all’italianità, che abbiano registrato negli ultimi 3 anni un fatturato in mercati internazionali pari almeno al 20% del fatturato totale.

L’iniziativa prevede che l'Agenzia ICE sostenga le aziende partecipanti coprendo i costi di implementazione della tecnologia Blockchain, mentre 8 gruppi di fornitori specializzati, selezionati con un’apposita procedura, si occupino di individuare soluzioni ad hoc in base alle specifiche esigenze di ciascuna azienda.

Questo progetto offre numerosi benefici tra cui:
  • consulenza specialistica;
  • gestione di sistemi di tracciabilità Blockchain;
  • sviluppo di interfacce utente e API;
  • la possibilità di visualizzare informazioni dettagliate sui prodotti attraverso un QR code.
L’adesione al progetto è gratuita e aperta fino al 31 marzo 2024. Per partecipare, è necessario compilare un modulo di adesione online disponibile sul sito ufficiale dell’Agenzia ICE: www.ice.it/it/blockchain.

Il Team di Praxi IP è disponibile per approfondimenti all’indirizzo contact@praxi-ip.praxi.

 


1 Contraffazione: con il Covid 100 mld di italian sounding - Coldiretti